Daniele Giannoni

Un ricordo, di quando ero ancora bambino, mi ha avvicinato alla pesca a mosca ed al rodmaking.

Nel periodo estivo si andava a pescare, vicino a casa (abito a Sieci a pochissimi chilometri da Firenze) nell’Arno, allora ricchissimo di cavedani. Capitava di incontrare un signore, folta barba bianca, che volteggiava in aria una coda di topo: smettevo di pescare, lo osservavo…magia!

All’età di 49 anni (adesso ne ho “qualcuno” in più), a causa di problemi fisici, abbandonati tutti gli sport che praticavo (windsurf, sci, mountain bike, trekking, vela), ho ripreso in mano una canna da pesca, questa volta a mosca. Un grande amico olandese, Albert Van Den Brink, conosciuto in vacanza in montagna, mi regala lo stretto necessario per la pesca a mosca. Primi lanci sul prato dell’albergo, poi il laghetto.

Tornato a casa mi associo ad un club di pescatori a mosca, fra i quali alcuni abili lanciatori e pescatori. Affino le mie conoscenze e capacità. Successivamente frequento un amico, grande pescatore e rodmaker; assisto silenzioso alle fasi della costruzione di una canna. Un amore a prima vista.

Mi è sempre piaciuto usare le mani (in passato mi sono costruito tavole da windsurf), decido di iniziare l’avventura, mi associo all’IBRA, acquisto i materiali e l’attrezzatura necessaria.

Ho iniziato utilizzando alcuni taper di canne storiche e con queste sono andato a pescare. Fra quelle realizzate, la Cattanach “Sir D” 7’ #4 mi colpì, una canna più rapida e, mi sia consentito dire, più “moderna”. Dopo questa ho iniziato a progettare di persona le mie canne.

Sono canne rapide, lunghezza massima 7’ e 3”; cerco di curare anche l’aspetto estetico, canne sobrie, ma con attenzione alle finiture. La professione (sono un consulente finanziario) mi assorbe quasi tutto il tempo. Faccio poche canne all’anno, prevalentemente per uso personale e di qualche amico con il quale testo le mie canne ed ascolto le loro sensazioni.

Daniele Giannoni

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